Salviamo il Campagnone di Tornavento

Il Campagnone di Tornavento, a vederlo in una soleggiata e fredda giornata di metà novembre, non è un granché. La maggior parte dei suoi 300mila metri quadrati è fatta da terra brulla, arata non da troppo ma al momento non coltivata. Terra e erbacce, schiacciate e secche. Arrivando a Tornavento (o meglio, andando via), non è sicuramente la prima cosa che spicca agli occhi, rapiti piuttosto dalle montagne che dominano il famoso belvedere della piazzetta. 

Solo sul lato nord, quello che lambisce via Gaggio e l’ex dogana austro-ungarica, c’è del prato verde e un agglomerato di alberi. Tra l’ex dogana e la frazione lonatese, come saprete in tanti, è possibile camminare lungo una strada sterrata: a sinistra il campagnone, a destra i boschi che fanno da preludio al pendio che sfocia nel canale e, più in là, nel Ticino. 

Campagnone Tornavento

Dal Circolo siamo partiti in 4 per fare una passeggiata in un luogo che rischia di scomparire. Qualche giorno fa, dopo i rumors dell’estate, è stato infatti pubblicato un rendering di come potrebbe trasformarsi questo pezzo di campagna, per le comodità del settore mondiale e sempre in espansione della logistica. VareseNews ci fornisce i dettagli del progetto: su 312 mila metri quadri, un terzo dovrebbe essere destinato a capannoni (altra grande passione della provincia, non solo della logistica), un altro terzo a strade e parcheggi al loro servizio. Sul terzo restante si andrebbe a costituire un parco, diviso tra area attrezzata (25mila mq) e naturalistica (68mila mq). Il tutto in una zona interamente inserita nel Parco del Ticino. 

FIrma la petizione


Appena arrivati becchiamo Feb, dei The WetDogs, che hanno suonato al Circolo un annetto fa. Lavora vicino e viene qui a correre. Proseguiamo poi oltre al parcheggio, e sotto un pallido sole cominciamo a passeggiare lungo la strada sterrata insieme a signore anziane, coppiette, runner solitari. Qualche gazza, alla nostra sinistra, si arrabatta contro delle spighe per portare a casa la giornata. Più in là e più in alto, gli aerei che atterrano a Malpensa, così vicini. 


Ragionando su questa vicinanza all’aeroporto, si potrebbe dire che la tutela degli spazi verdi debba rimanere centrale nel pensare il territorio, in modo che ci sia un equilibrio; sembra invece che la vicinanza sia perpetua fonte di minacce al territorio stesso. Non è infatti la prima volta che gli interessi aeroportuali mettono gli occhi su questa zona: qualche metro più in là dell’ex dogana parte infatti il percorso di via Gaggio, sulla cui brughiera si era pensato di costruire una Cargo City. Dopo il ricorso al Tar di alcuni cittadini si guarda con ottimismo alla questione, sebbene sia ancora pendente. A nord dell’aeroporto, proseguono invece celermente i lavori ferroviari per collegare il Terminal 2 con Gallarate.

FIrma la petizione


Tutto ciò si scontra come detto con una comunità di cittadini attenti che portano avanti un’attività di resistenza poco appariscente, ma di assoluto valore. L’associazione Viva Via Gaggio, ha infatti lanciato una petizione per difendere la zona, intesa sì come hub, ma sotto i profili naturalistico, paesaggistico, culturale e storico (qui si combatté la Battaglia di Tornavento, nel 1636). A ben vedere, la frazione e la zona di canali che la separa dal Ticino, è unica proprio perché riesce a unire tutte queste caratteristiche e rimane per molti un luogo nel quale ripararsi dalla ressa della città.


Rimane una zona importante anche per miriadi di specie animali che la sfruttano durante i propri periodi di migrazione. C’è la grande possibilità che un volatile passi da qui nel momento di scegliere il percorso più comodo per andare dalla Norvegia all’Africa, per esempio. La zona è poi in generale uno scrigno di biodiversità oltre l’immaginazione di chi vive nelle città pesantemente antropizzate qualche chilometro più in là. Passeggiando tra i sentieri della brughiera, il paesaggio cambia ogni volta che sembra essersi stabilizzato, non lo raggiungi mai. In un punto, c’è anche la pista di un vecchio aeroporto costruito tra le due guerre mondiali, completamente mangiata dalla vegetazione. 

Non ci resta che invitarvi a firmare e a far girare il più possibile la petizione e a sostenere le realtà che operano in difesa del territorio. Le foto in questo articolo, di Simone Muri, nella migliore delle ipotesi potranno essere rifatte negli anni a venire; in caso contrario rimarranno la testimonianza di un luogo travolto nella sua essenza. In tutto ciò, si rimane in attesa che il Comune di Lonate Pozzolo decida il da farsi.

Archivio foto

FIrma la petizione


Qui sotto un po’ di link utili per approfondire la questione, allargata, degli spazi verdi intorno a Malpensa e Tornavento:

https://www.varesenews.it/2024/09/ce-chi-vuole-costruire-capannoni-a-tornavento/2041329/
https://www.ilpost.it/2023/10/31/malpensa-masterplan-2035-brughiera/
https://www.malpensanews.it/2024/02/laccordo-che-potrebbe-salvare-la-brughiera-e-insieme-il-cargo-di-malpensa/904089/https://www.varesenews.it/2023/12/capannoni-di-malpensa-sulla-brughiera-per-leuropa-cosi-non-va/1802374/


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